sabato 18 giugno 2011

Per pochi: quindi per tutti...

Al mondo credo ci sia posto per tutti: almeno questo è ciò che mi hanno insegnato fin da bambino...
Il web, con le sue infinite (?) sfaccettature, ben si presta a rappresentare l'identità poliforme di questo universo apparentemente per tutti.
Purtroppo non ho mai creduto troppo nella demo-crazia, dato che essa - per attuarsi - necessita per forza di cose (comunicazione ai livelli più elementari, bisogno di essere compresa anche dagli strati più ignoranti...) di un drammatico livellamento verso il basso.
La letteratura prima ed il cinema e la televisione poi hanno svolto un ruolo decisivo nel processo di omologazione borghese (sì, ho usato questa orribile parola demodè) di quasi tutti gli strati sociali.
Gli intellettuali ed i critici, prezzolati e servi di chi li ha sempre pagati lautamente, hanno poi sdoganato e legittimato ogni forma più bieca di barbarie pseudoculturale ("ma... vedi... questa trasmissione apparentemente merdosa, in realtà è davvero geniale..." oppure "il film, che a prima vista è un'operazione patetica, se lo analizzi assume i connotati del capolavoro"...)

Purtroppo ho sempre amato la poesia e questo è un peccato mortale, un difetto inguaribile, perché - lo sappiamo tutti - non c'è ormai davvero più spazio per la verità di un'anima che si mette sinceramente a nudo.
Diciamolo pure: non gliene frega un cazzo a nessuno.

Eppure, facendo cinema e teatro e poesia e scrivendo e recitando da tanti anni, non voglio arrendermi al fatto che il mondo, prima o poi, sparirà così: allagato dal vuoto che alberga nelle parole del 90% della cosiddetta "intellighenzia".
Proprio come San Tommaso (mirabilmente ritratto sullo sfondo di questo blog, che il mio amico Michelangelo Merisi banalmente detto Caravaggio ha insistito per disegnare) smetterò di credere ai miracoli solo quando non ci saranno più uomini e donne che, con le loro ferite ancora aperte, mi testimonianeranno che un senso ed un briciolo di verità esistono ancora...

Questo è il primo blog della mia vita: non ne ho mai fatti altri e non so come e cosa potrà scaturire da esso.

Vorrò solo indicare quello che ritengo inaccettabile per la mia personale dignità e additare - con nomi, cognomi ed indirizzi - gli artefici della miseria morale e culturale in cui stiamo soffocando.

Così come cercherò di segnalare e narrare ogni mio accidentale incontro con la bellezza: vera ed unica epifania, sola testimonianza di come il divino possa ancora abitare tra di noi.
In fondo sono solo un povero cantastorie, un clerico vagante, un fabulator...
Un disperato come te, mio lettore.

Disumanamente,
Max